Prodotto Tipico Artigianato Siciliano: LE CERAMICHE DI SCIACCA

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Prodotto Tipico Artigianato Siciliano: LE CERAMICHE DI SCIACCA

Magazine sul Made in Italy
Pubblicato da Redazione in Artigianato · 4 Gennaio 2022
Il territorio di Sciacca in Sicilia, può essere considerato la culla della manualità fittile in Sicilia: i numerosi manufatti rinvenuti testimonio che l'argilla si è lavorata fin dal IV millennio a.C. Nel 1971 sono stati scoperti nell'attuale piazza Saverio Friscia alcuni forni risalenti al Trecento che indubbiamente venivano utilizzati per la cottura dell'argilla. All'interno e nelle vicinanze dei forni sono stati rivenuti alcuni frammenti di oggetti invetriati (attualmente presso il Museo della Ceramica di Caltagirone) che secondo gli studiosi risalgono alla seconda metà del XIV secolo.
L’artigianato Saccense trova la sua espressione nella ceramica maiolicata; Si racconta che nel 1282 le fornaci producevano dei manufatti invetriati e le ceramiche ritrovate a Gela e ad Agrigento nei palazzi nobiliari del XVI al XVIII secolo provengono dai laboratori Saccensi.



Dopo questa data, la produzione della ceramica a subìto una lunga pausa, e grazie all’istituzione della Scuola d’Arte "Giuseppe Bonachia" di Sciacca, così chiamata in memoria del grande maestro Saccense maiolicaro Giuseppe Bonachia, l’attività riprese brillantemente negli anni 40.

L’origine della ceramica a Sciacca risale all’ VIII - VI millennio a.C. e rispetta ancora oggi le forme e i colori dell’antica tradizione. Gli artigiani ceramisti Saccensi hanno una sapiente maestria nella creazione dei singoli oggetti e per loro lavorare questa materia prima è davvero un’arte autentica.



A Sciacca esistono una cinquantina di botteghe artigiane che propongono numerose maioliche, come: vasellame da tavola, pupi, ceramiche d’arredamento, mattonelle votive, piatti, vasi e boccioni decorati con colori blu, verde ramina, giallo paglia, arancione e turchese che erano e sono rimasti cari ai maiolicari Saccensi.
Negli ultimi anni, grazie a una politica Comunale e Regionale favorevole, l'associazione ceramisti Saccensi ha saputo creare intorno alla ceramica un vasto interesse di pubblico per questo peculiare prodotto, ottenendo non solo riconoscimenti per il pregio della maiolica, ma ha saputo altresì  creare le condizioni di mercato per un export su tutto il territorio nazionale.




Considerando lo stile che la produzione ceramica saccense aveva fino alla metà del XVI secolo, è evidente l'influenza che la dominazione islamica ebbe sia nelle tecniche che negli stilemi decorativi. Come riporta lo studioso Antonello Governale , i figuli saccensi per secoli hanno ricalcato in modo pedissequo, ovvero secondo criteri non peculiari e del tutto privi di originalità, lo stile ispano-moresco di Valencia e di Manises. In maniera graduale aggiunsero al loro repertorio decorazioni e temi occidentali, compaiono nelle produzioni emblemi araldici, raffigurazioni di animali e di persone. Nel Medioevo la città fu tra le prime a decorare simboli e stemmi in verde ramina e bruno di manganese, e a invetriarlo con vernice piombifera.



Con l'avvento del Rinascimento, sopravvenne l'influenza artistica dei centri culturali della penisola italiana che i figuli saccensi interpretarono in maniera originale, elaborando nel XV e nel XVI secolo manufatti apprezzati per fascino, ricercatezza, accuratezza e raffinatezza non comune.
Nel XVI secolo si afferma l'arte della maiolica prodotta da maestri come Antonino Scoma, Pietro Francavilla, Giuseppe Bonachia detto il Masierato (Mayharata), Antonio Ramanno, i fratelli Vito, Silvestro e Leonardo Lo Bue (Lo Boj).
Nel XII secolo operavano a Sciacca i maiolicari Melchiorre Lo Monte, Vito Giuffrida, Marco ed Antonio Ardizzone, Pietro Salomone, Stefano Daidone, Giuseppe Cirafiso, Baldassere, Antonio e Calogero Perrone, Vito e Giuseppe Licatisi, Stefano ed Antonio Lo Bue, Geronimo Bonachia, Pasquale Li Causi, Giuseppe Blasco.
Nel XIX e nel XX secolo la manifattura saccense si riduce a vasi ed anfore di terracotta (Bùmmulu) prodotti allo stazzone (zona di cui rimane il toponimo).



La ceramica artistica rifiorisce a Sciacca nel 1940 grazie all'impegno di Calogero Curreri che contribuì alla nascita dell'Istituto d'Arte.
A partire dagli anni '60 e '70 del XX secolo, alcuni giovani, anche grazie alla linfa culturale dell'istituto d'arte si dedicano alla pittura e alla scultura applicate alla ceramica, aprendo le prime botteghe commerciali dell'era contemporanea.



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