L' Arte del Vetro in Toscana

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L' Arte del Vetro in Toscana

Magazine sul Made in Italy
Pubblicato da Redazione in Artigianato · 18 Ottobre 2022
La Toscana ( visita la Regione cliccando qui) ha ricoperto un ruolo di primo piano nella produzione vetraria italiana ed europea sin dal XIII secolo. A partire dall’età medicea, i maestri vetrai toscani si sono specializzati non solo nella realizzazione di raffinati vetri artistici, ma anche di sofisticati strumenti destinati alla farmaceutica e alla sperimentazione scientifica. E oggi, soprattutto a Empoli e in Val d’Elsa, il vetro è un artigianato ancora molto importante.



Dal XIII secolo fiorisce il vetro in Toscana, le testimonianze di una produzione vetraria toscana divengono più numerose. Tra i tanti centri di produzione, quelli d’eccellenza si trovavano in Valdelsa. Nei comprensori di Montaione e Gambassi Terme, in particolare, vengono riportati alla luce impianti produttivi di epoca medievale, così come l’officina vetraria di Germagnana, documentata nella mostra permanente locale.
Tra le forme di più comune produzione spiccano i bicchieri cilindrici o troncoconici a pareti lisce, e quelli a stampo con motivi geometrici a rilievo; o ancora: le bottiglie a collo stretto e a corpo globulare e, in misura minore, le fiale da spezieria. Meno comuni, in questo periodo, i calici e il vasellame da mensa. Dalla seconda metà del Quattrocento il vetro toscano si emancipa da quello veneziano



Se è vero che nel frattempo la produzione veneziana prende il sopravvento a livello europeo, soprattutto grazie alla scoperta e al perfezionamento del vetro cristallino, è vero anche che già dalla seconda metà del Quattrocento la produzione fiorentina subisce una mutazione a causa del programma propagandistico della casata regnante. Ciononostante è necessario arrivare agli inizi del Seicento per osservare nella produzione fiorentina una vera e propria emancipazione dai modelli muranesi.
A partire dal Seicento assumono particolare rilevanza anche i vetri legati alla sperimentazione scientifica, come quelli utilizzati dall’Accademia del Cimento; tra questi: termometri, areometri e ampolle di vario tipo, ancora una volta conservati presso il Museo di Storia della Scienza di Firenze.
Nel Settecento le forme del vetro ritornano sobrie. Ma le richieste della nuova borghesia influenzano il mercato. A partire dal Settecento si assiste a una progressiva semplificazione delle forme in contrasto con i virtuosismi barocchi dei vetri seicenteschi. La nuove misure protezionistiche attuate dal Granduca, che rendono estremamente difficile l’arrivo di prodotti o manodopera specializzata forestiera, oltre all’affermazione della borghesia, che richiede prodotti sempre più raffinati per potersi avvicinare all’opulenza nobiliare, spingono le fornaci toscane a imitare i prodotti di pregio stranieri e veneziani in cristallo.



Per questo l’attività di fabbriche come quelle di Montaione e di Colle Val d’Elsa si fa progressivamente più importante. I “Maestri di Montajone” nel 1738 vengono citati espressamente in un bando emesso da Francesco Stefano che, al fine di salvaguardare la produzione locale, fa divieto ai vetrai della zona di andare a lavorare oltre i confini del Granducato. Risale, invece, al 1820 l’inaugurazione della prima fornace per “cristalli” a Colle Val d’Elsa.
A questa produzione di carattere elitario continua comunque ad affiancarsi la fabbricazione di vasellame più comune, generalmente di vetro verde, legato alla conservazione dei prodotti agricoli della regione. Si tratta, in generale, di una produzione a carattere artigianale, condotta da imprese a conduzione familiare, la cui attività rimane circoscritta all’ambito del proprio territorio.

Il vetro in Toscana oggi:
Se parliamo prettamente di vetro, e non di cristallo, dove Colle Val d’Elsa monopolizza il 95% della produzione nazionale, e il 15% della produzione mondiale, tanto da essere chiamata la “Città del cristallo” – oggi è soprattutto Empoli che vanta un’attività produttiva di rilievo legata in particolare ai manufatti in vetro verde, tonalità di colore che deriva dalle sabbie estratte dai fiumi locali e lungo il litorale tirrenico particolarmente ricche di ossido di ferro, e divenuta così rinomata da essere definita “verde Empoli”.



All’inizio la tradizione gastronomica locale – siamo adiacenti alle terre del Chianti – richiedeva in special modo contenitori in vetro toscano. Così sono nati i tradizionali fiaschi che per anni hanno campeggiato sulle nostre tavole. Ma poi si è verificata una naturale evoluzione che ha visto svilupparsi articoli da tavola e arredamento in vetro bianco, colorato e cristallo, articoli da illuminazione, bottiglie e damigiane in vetro verde.



Ancora oggi la lavorazione del vetro, che richiede specifica maestria, segue le tecniche di un tempo. Queste prevedono la modellazione della pasta di vetro a mano oppure mediante bacchette in metallo con cui viene effettuata la soffiatura a bocca. Con l’ausilio di appositi stampi e strumenti possono poi essere ottenuti oggetti dalle forme più disparate.



Alcuni laboratori artigiani sono specializzati nell’incisione e nella decorazione di oggetti di vetro. Presso diverse fabbriche, per la lavorazione artistica del vetro toscano è possibile acquistare vasi, bicchieri, vassoi, coppe, cristalli realizzati con vetri bianchi, colorati e anche coi tradizionali vetri rustici: caraffe e bicchieri verdi e azzurri.



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